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MOSTRA “ARTE E FEDE” A GERACE Presente anche una delegazione di Badolatesi
Autore:Guerino Nisticò     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2021 - Anno: 27 - Numero: 3 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ELISA STOWE, UN’ANTROPOLOGA TEDESCA A BADOLATO

Letture: 1863               AUTORE: Guerino Nisticò (Altri articoli dell'autore)        

ELISA STOWE, UN’ANTROPOLOGA TEDESCA A BADOLATO
ARRIVATA IN BICICLETTA DALLA GERMANIA
PER STUDIARE IL RAPPORTO STORICO DELL´UOMO CON LA TERRA.
Nei mesi scorsi una giovane antropologa tedesca, Elisa Stowe, ha soggiornato per 5 settimane
a Badolato con l’obiettivo di vivere una nuova esperienza di vita, tipicamente mediterranea, e di
avviare una ricerca, per la propria tesi di master, volta a studiare ed approfondire il rapporto storico
dell’Uomo con la terra nel Sud Italia. Elisa, arrivata dalla Germania a Badolato con il proprio
compagno Stefan dopo un lungo viaggio in bicicletta, ha avuto l’opportunità di incontrare ed
intervistare donne ed uomini di Badolato come ad esempio: Rina Trovato, Vincenzo Squillacioti,
Pepè Argirò, alcune donne anziane del borgo, i coniugi Epifani, alcuni neo-contadini cittadini
stranieri ormai “badolatesi d’adozione”,
la famiglia Caminiti con un confronto
intergenerazionale e tanti altri. Ed ecco una
chiacchierata online, dopo il suo rientro
in Germania, per un articolo-intervista per
“La Radice”.
Ciao Elisa, raccontaci qualcosa di te…
Mi chiamo Elisa Stowe, ho 27 anni
e sono una studentessa di antropologia
culturale alla “Freie Universität Berlin“,
in tesi ed ormai prossima a conseguire un
master. Al liceo ho studiato ed imparato
la lingua italiana. Sono stata tante volte in
Italia, ma da quando sono venuta la prima
volta nel Sud Italia, sono fortemente attratta da questi luoghi speciali.
Dalla Germania a Badolato in bicicletta, perché e com´è andato il viaggio?
Sono una grande appassionata della bicicletta per tanti motivi. Mi sono sempre mossa in bici.
Prima di fare questo viaggio di quattro mesi lungo l’Italia e fino a Badolato, ho lavorato nel settore
dello studio traffico per un cambiamento ecologico e sociale. I miei amici sono “bike nerds”
che organizzano festival ed hanno delle bici-officine. Un giorno, facendo un giro in bici intorno
a Berlino (dove non c´è nemmeno una collina), ho chiesto al mio compagno Stefan se avesse
voglia di venire con me a Kasachstan in bici, perché il Kyrgisistan sembrava un po’ lontano. Mi
ha guardato con gli occhi spalancati, come se fossi pazza, e poi mi ha proposto di fare prima un
viaggio in bici in Italia. Io, nel 2020, ero già stata a Badolato condividendo parte del percorso e
progetto “Badolato Permacultura” di Chris e Mario ed avevo voglia di tornare. Stefan ed io ci
siamo così organizzati con tutta la roba e le attrezzature che servono per questo tipo di viaggi.
Siamo partiti dalla Germania in agosto, lui da Berlino, io da Monaco. Abbiamo attraversato le Alpi
e la valle dell’Adige, le pianure dell’Emilia-Romgana fino a raggiungere le colline della Toscana.
Qui abbiamo poi deciso di spostarci in Sardegna. Abbiamo visitato gran parte dell´isola, ma non
sapevamo quante salite ci aspettavano. Alla fine la Sardegna ci ha regalato pedalate su discese
stupende con vista sul mare e coste straordinarie. Abbiamo dormito in tenda, sulla spiaggia sotto il
cielo, abbiamo cucinato con cibo semplice ed abbiamo potuto goderci del proprio e vero lusso della
vita. Dalla Sardegna ci siamo spostati in Sicilia in traghetto e da Palermo abbiamo poi pedalato fino
a Catania, dove abbiamo soggiornati per un mese presso alcuni amici. Appena arrivati in Calabria,
abbiamo pedalato lungo la litoranea per Scilla. La notte precedente avevamo soggiornato dall´altra
parte dello Stretto di Messina, proprio sotto il Pilone di Torre Faro. Qui è arrivato un temporale
fortissimo con vento di scirocco fortissimo, che ha poi causato danni in buona parte della Sicilia.
Finito il maltempo abbiamo pranzato sotto un arco per vedere lo stretto di Messina con un sole
magnifico. Accanto ad una statua di una sirena, qui tra Scilla e Cariddi, si poteva immaginare
Ulysse attraversare questo posto meraviglioso e pericoloso. Pian piano abbiamo risalito la Calabria
lungo la Costa Ionica ed arrivando a Badolato, dove un caro amico ci aspettava e mi regalava una
stella di legno, un gesto che faceva già l’anno scorso quando sono ripartita da Badolato per la
Germania. La bellezza non ti sfugge se vivi intensamente e sai fare esperienza di questi momentì
unici. Siamo, infatti, molto grati di aver potuto fare questa esperienza.
Cosa significa viaggiare in bicicletta?
Viaggiare in bici è un modo di muoversi sostenibile, umano. Se non usi la forza del tuo
corpo, rimarrai fermo. Viaggiare in bici significa muoversi come se facessi parte integrante della
stessa terra che attraversi. Senti ogni pietra o pezzo di legno, ogni dislivello, le varie temperature
climatiche, il meteo, il buio, senti i rumori delle macchine, i suoni della Natura, il canto degli
uccelli, vedi come cambia il paesaggio e com’è diverso di regione in regione, di zona in zona.
Non sei né pedone né automobilista; a volte sei isolato, perché viaggiare in bici è com’essere in
un’intercapedine. Pedalando conosci realmente i tuoi limiti ed il tuo potere.
Una giovane antropologa tedesca a Badolato per una tesi di master. Perché e quali sono le
finalità della tua ricerca?
Non è stato facile studiare e fare ricerca, come altre parecchie attività, durante questi anni difficili
di pandemia globale. Invece di trovare un mondo di aperture, di nuove opportunità e possibilità,
chi studia l´antropologia ha dovuto in questi anni scoprire un mondo di chiusure, restrizioni,
problematiche nuove. Nel mio programma di master siamo incentivati ad andare all´estero. La
maggior parte delle mie compagne e compagni di università sono però rimasti in Germania. La
mia professoressa mi diceva sempre quanto sia importante “amare il proprio campo di ricerca”.
Proprio per questo era per me chiaro farlo in Italia, nel Sud ed in Calabria. Volevo fare una ricerca
sul rapporto storico tra l’Uomo e la terra. Volevo trovare risposte su cosa significasse “vivere grazie
alla terra” nella società contemporanea. Sono arrivata la prima volta a Badolato per un caso. Ho
trovato sul web un progetto di Permacultura e sono arrivata nel Vostro piccolo paese da volontaria,
condividendo il percorso progettuale degli ormai amici Chris (svizzero) e Mario (spagnolo). Quando
sono arrivata la prima volta nel 2020 non avevo idea di quanto Badolato fosse ricca ed intrisa di vita,
storia, sofferenza ed umanità. Da lì è scoccato un nuovo importante amore e rapporto.
Racontaci qualcosa del tuo
soggiorno e delle tue esperienze/
emozioni vissute a Badolato.
Oltre la bellezza della natura e
del borgo, sono rimasta fortemente
colpita dalla straordinarietà della
gentilezza, ospitalità e generosità
dei badolatesi. Ho ricevuto regali
innumerevoli: l’olio buono, il
miele, chili di agrumi profumati,
peperoncini, formaggio, parecchie
birrette al bar, bicchieri di vino,
cornetti, libri! Sono troppo grata
ai badolatesi per avermi accolta e
fatta sentire a casa. Inoltre, il mio
soggiorno mensile a Badolato mi ha dato l’opportunità - grazie anche a Guerino Nisticò - di conoscere meglio la gente e la sua storia
realizzando giorno per giorno diverse interviste. Questa coscienza, conoscenza e consapevolezza
aumentava di giorno in giorno arrivando a nutrire tanta stima per questo luogo e per la sua storia
e comunità. Venendo a conoscenza, grazie alle interviste fatte con diversi contadini badolatesi,
delle sofferenze e dei sacrifici vissuti in passato nelle campagne ed a causa dello sfruttamento e
dell’emigrazione all’estero, non passerò sicuramente più da un albero di olivo come prima. Le
memorie popolari e dei valori della propria vita ed il calore umano con cui sono venuta in contatto
a Badolato, mi fanno riflettere molto e sorridere oggi nella mia stanza mentre sto cercando le giuste
motivazioni, e ci stanno ora tutte!, per continuare a scrivere la mia tesi.
Pronta a ritornare a Badolato? Certo. Mi manca tanto!



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